Qual è il segreto di uno studio odontoiatrico performante? La risposta è
il controllo di gestione. Tradotto in termini più semplici, a parità di condizioni uno studio i cui costi fissi e variabili siano ben conosciuti e orchestrati avrà sempre profitti maggiori rispetto allo studio le cui tariffe sono calcolate
di pancia, senza considerare attentamente tutti gli elementi in gioco.
Due degli aspetti fondamentali da conoscere per ottimizzare risorse e aumentare la redditività dello studio sono il
calcolo del costo orario e il calcolo del
costo di poltrona. Questi due valori, da soli permettono all’odontoiatra di stabilire un tariffario ragionato basato sui costi
reali e non presunti dell’attività.
Il costo orario
Il costo orario rappresenta la quota di
costi fissi annuali ripartita per il numero di ore di apertura dello studio, indipendentemente dal fatto che vengano eseguite o meno prestazioni: in pratica è la quantità di denaro l’ora che ci costa tenere aperto lo studio.
I costi fissi, a differenza di quelli variabili, rappresentano una voce che accompagna la contabilità indipendentemente dal numero di appuntamenti: parliamo delle spese di affitto o acquisto dell’immobile, le manutenzioni e gli strumenti, i dipendenti assunti, le imposte fisse, il costo dei consulenti messi a budget, le utenze e molte altre voci che incidono in misura più o meno gravosa sul bilancio.
Conoscere i costi fissi significa avere un’idea chiara di quanto spendiamo, ma l’obiettivo del controllo di gestione è rendere questa spesa sostenibile. Per fare ciò dobbiamo conoscere il
costo orario.
Calcolare il costo orario è piuttosto semplice: è sufficiente dividere i costi fissi annuali per il numero totale di ore di apertura.
Ipotizziamo, ad esempio, di avere per le mani il bilancio dell’anno scorso e di avere un ammontare di costi fissi di 100.000 euro, a cui vogliamo aggiungere quelli di una postazione in più (con tutto ciò che ne consegue in termini di adeguamento dello studio, acquisto di materiali etc.) e passare pertanto da due a tre poltrone. Assieme al nostro consulente di Controllo di Gestione abbiamo stimato che l’operazione impatterà sui costi fissi dell’anno per 50.000 euro in più, portando il totale a 150.000€.
Il nostro studio l’anno precedente è rimasto aperto per 40 settimane per un totale settimanale di 36 ore, per un totale di 1440 ore. Il costo orario dello studio, pertanto, ammonterà a 104€/ora, a prescindere dal numero di prestazioni e pazienti.
Come applicare il costo orario alla poltrona
Il costo orario ottenuto può sembrare schiacciante, ma a questo punto è necessario considerare il numero di poltrone attive nello studio: nel nostro caso, essendo passati da due a tre poltrone, possiamo ipotizzare un costo orario a poltrona di 104€/3, per un totale di circa 35€ l’ora.
Tuttavia, neppure questa operazione ci fornisce una reale indicazione del costo orario,
perché lo studio non è composto di macchine che lavorano da sole, bensì di persone che lavorano nello stesso luogo, e il cui contributo è
produttivo.
Pertanto, un modo migliore per calcolare il costo orario alla poltrona è di stimare il numero totale di ore produttive alle poltrone.
Ipotizziamo quindi di lavorare con 3 riuniti. Il numero totale di ore produttive ideali è di 4320 ore totali. Questo dato è chiaramente solo ideale: sappiamo tutti perfettamente che a questo ammontare di ore dobbiamo sottrarre i tempi di servizio.
Supponendo di avere uno storico che ci permette di calcolare con una certa precisione l’effettivo numero di ore di servizio, scopriamo (ad esempio) di avere un numero totale di ore produttive di 3000 ore.
Queste 3000 ore sono il fulcro di tutto il nostro calcolo: grazie a queste possiamo calcolare l’effettivo costo orario produttivo, pari a 50€ l’ora, al quale vanno aggiunte tutte le spese variabili e il
mark up desiderato.
Dal costo orario di poltrona al tariffario
Quest’ultimo costo che abbiamo trovato
è la base per la definizione di un listino prezzi adeguato, che ci consentirà di trarre il massimo profitto dalle attività cliniche. Le considerazioni da fare a questo punto sono numerose: è necessario tenere conto dei costi variabili delle singole tipologie di prestazioni, se queste sono eseguite da un collega in regime orario (il cui onorario pertanto rientra nei costi variabili) e dalla percentuale presunta di
drop-out (ovvero di mancati appuntamenti) oltre, naturalmente, al ricarico che desideriamo applicare.
Il
controllo di gestione si occupa di tutti questi aspetti e nella sua completezza offre uno strumento che permette di ridurre al minimo gli imprevisti, di operare su previsioni e stime accurate e fattuali e di trarre il massimo dal nostro studio attraverso una costante attività correttiva.